Nell'articolo precedente abbiamo parlato di quanto e come il Covid19 abbia impattato sui profitti, settore per settore, e sulle attività logistiche e di approviggionamento di prodotto della vendita online grazie al report di Casaleggio e Associati. In questo articolo vogliamo invece soffermarci meno sui numeri e più sull'evoluzione che il modello di business di numerose realtà imprenditoriali si trova a fronteggiare.
Anche i piccoli commercianti non hanno potuto fare a meno di notare come il modo di gestire la propria attività sia destinato a cambiare. Non solamente distanziamento, ingressi scaglionati e dispositivi di sicurezza: anche le abitudini di consumo sono cambiate e dunque le aspettative da parte dei consumatori rispetto ai servizi offerti.
Per i player dell’e-commerce è il momento di restare al passo e alcuni di loro hanno anzi già adattato il proprio modello di business per far fronte all'emergenza, lanciando uno sguardo lungimirante anche al post-Covid. Cinque sono i modelli di applicazione identificabili.
Il web in questi mesi ha assistito ad un proliferare costante di siti e nuovi e-commerce che ha sancito l'approdo digitale di numerosi store fisici che non avevano mai avuto un sito (e talvolta neanche profili social). Altre realtà hanno invece scelto di ampliare i propri canali di vendita affidandosi a piattaforme preesistenti o marketplace.
Ad esempio Gismondi 1754, eccellenza genovese della gioielleria, ha bloccato le vendite nel negozio fisico ed ha inaugurato un e-commerce di proprietà, ma ha anche aggiunto dei prodotti su piattaforme come My Teresa, Net-a-Porter e Gallerie La Fayette. Granarolo ha aperto uno store online, ma attivo solamente nelle province di Milano, Modena e Bologna. Un altro esempio interessante è costituito dall’azienda di cosmetici cinese Lin Qingxuan che, dopo aver abbassato le serrande del 40% dei suoi store, ha ingaggiato i propri makeup artist e consulenti di bellezza come influencer su WeChat. Questa mossa ha generato il 200% di crescita rispetto all'anno precedente.
Parlando invece della vendita al dettaglio dei beni di prima necessità, molti negozi fisici tradizionali hanno trovato un interessante punto di riferimento digitale in piattaforme come Cosaporto.it o Walà App, che assicurano visibilità soprattutto a livello locale e consegna a domicilio.
Un'altra tipologia di piattaforma nata durante l'emergenza si presenta come un sito-vetrina che consente alle attività di ricevere ordini direttamente attraverso Whatsapp. Tra questi portali ricordiamo Consegnare a Casa e A Casa Tua.
Nell'articolo precedente abbiamo analizzato le difficoltà degli e-commerce e dei player online nel reperire il prodotto, a fronte di una domanda senza precedenti. Una delle grandi questioni del momento è per l'appunto l'integrazione tra le capacità di gestione delle vendite, la rapidità nelle spedizioni e il magazzino. Una soluzione che si sta delineando è l'integrazione tra l'e-commerce proprietario, o di terzi, e il negozio fisico. Per fare qualche esempio: Nonna Isa, brand sardo alimentare, ha aperto sei nuovi punti vendita fisici abilitati all’e-commerce e alla consegna a domicilio. Leroy Merlin, dopo un mese di lockdown, ha avuto difficoltà nella gestione degli ordini centralizzati. Per questo ha reso possibile fare ordini telefonicamente presso il negozio più vicino, delegando ad esso anche la consegna. Fresh Hema, il brand di Alibaba dedicato alla vendita e alla consegna di prodotti alimentari freschi, ha assunto circa 1.800 dipendenti da mettere a disposizione di ristoranti e di aziende di ride-sharing, le quali non riuscivano più a fronteggiare la domanda quotidiana.
Un altra scelta comune è stata modificare il proprio modello di business estendendo il target o ampliando i servizi offerti. Soprattutto i player che stanno subendo una perdita di fatturato, devono riuscire ad adattarsi alle nuove esigenze dei clienti.
Modelli innovativi sono emersi soprattutto nel settore dei beni di prima necessità. Ad esempio la startup milanese FrescoFrigo, che installava distributori automatici con prodotti freschi e salutari negli uffici, ha attivato il “market di condominio”, collocando oltre 50 frigoriferi smart in complessi residenziali. Carrefour, avendo gli slot di consegna intasati, ha deciso di creare la sezione "gli essenziali", che consiste in una scatola preconfezionata contenente i prodotti necessari. The Fork ha esteso i propri servizi con consegna a domicilio e politica di reward per le prenotazioni effettuate dagli utenti. Ant Financial, l’area fintech di Alipay, ha creato DuoChain: una piattaforma online per consentire il pagamento dei risarcimenti delle assicurazioni; inoltre ha ideato una garanzia gratuita in relazione ai danni da Covid, incoraggiando i consumatori a stipulare assicurazioni online. Tale manovra ha generato il 30% in più di vendite in materia di salute.
Uno dei cambiamenti più evidenti in fatto di modelli di business è stata la conversione di numerose industrie in stabilimenti di produzione di mascherine, camici, igienizzanti e ventilatori. Si tratta certemente di una parentesi nella storia delle aziende in questione, soprattutto operanti nel settore tessile-manifatturiero, che tuttavia comporterà conseguenze di lunga durata all'immagine del brand; soprattutto in considerazione del fatto che buona parte dei prodotti realizzati sono stati devoluti alla comunità. Tra i nomi più famosi ci sono Calzedonia che ha prodotto oltre 10.000 pezzi al giorno, tra mascherine e camici, pur mantenendo attivo il proprio e-commerce. Ma anche Ermanno Scevrino ha impiegato lo smart working delle proprie sarte nella realizzazione di mascherine. La distilleria Ramazzotti e l’Erbolario hanno prodotto gel igienizzante al posto di liquori, shampoo e profumi. FCA e Ferrari hanno messo a disposizione della Siare Engineering, una delle poche aziende che producono respiratori, i propri spazi e i propri ingegneri.
Insomma, possiamo dire che i casi sopra analizzati costituiscano i trend del commercio post-Covid. Saranno confermati nella seconda metà del 2020? Cotinuate a leggere il blog di Key Associati per scoprirlo!
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