Internet è considerato da molti, soprattutto dai giovani, il principale veicolo di informazione. Tuttavia è molto facile cadere nella disinformazione e le fake news sui social sono dietro l'angolo. Ma come riconoscerle? Secondo una ricerca portata avanti da Fondazione Mondo Digitale, sebbene il 98% degli intervistati sappia cosa sono le fake news e il 63% sostenga di saperle riconoscere, bisogna ammettere che queste dichiarazioni non sono del tutto oggettive. Infatti sussiste tra le persone un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità di selezionare le fonti e gestire le informazioni che recepiscono soprattutto attraverso i social.
La disinformazione e il suo impatto sulla società, i rischi legati alla disinformazione e la responsabilità degli attori digitali sono sempre più un tema centrale. La pandemia ha rivelato infatti quanto la circolazione di fake news possa mettere a repentaglio la sicurezza dei singoli individui in particolare e della collettività in generale. Con l'emergenza il pericolo annidato dietro una falsa notizia è diventato chiaro anche a buona parte degli utenti; in particolare per l'86% degli adulti e per il 64% dei giovanissimi. Secondo lo stesso studio, i principali aspetti da approfondire sono:
I social media hanno sempre offuscato i confini tra realtà e finzione. Pensiamo ad esempio al punto sempre più spesso sollevato legato alle vite a cinque stelle ostentate dagli influencer e recepite ingenuamente da buona parte degli utenti. L'emergenza e la paura collettiva legata al COVID-19 ha invece portato in primo piano il tema della disinformazione. Non solo la percezione radicata di instabilità e incertezza esistenziale legate ad un virus imprevedibile che ha paralizzato l'economia mondiale; focolai di disinformazione hanno trovato nella paura per il futuro linfa vitale attaccandosi, proprio come un virus, al bisogno di capire qualcosa da parte delle persone in tutto questo.
Le paranoie collettive e il panico diffuso, pensiamo ad esempio alla questione sulla non sicurezza dei vaccini, hanno spesso fatto sentire le persone in pericolo (come se una pandemia mondiale non fosse di per sé già abbastanza difficile come situazione). Tale consapevolezza ha fatto maturare negli utenti sempre più il bisogno di individuare fonti d'informazione attendibili.
Il 2021 sarà pertanto l’anno in cui i brand e le piattaforme digitali si concentreranno nell’evidenziare la verità e sul mettere a tacere le fake news sui social.
A partire da febbraio 2020 le mention relative alle fake news, alla disinformazione e alle teorie cospiratorie sono aumentate drasticamente. Non è stato di certo un caso: l’improvvisa diffusione del virus ha creato un vuoto nell’informazione, dal momento che le persone volevano saperne sempre di più ma senza essere in grado di identificare una fonte autorevole scientifica. L'urgenza di avere risposte e di dare un senso ai giorni assurdi che l'intera comunità mondiale stava attraversando ha portato gli utenti a colmare il vuoto da soli, comportando un aumento delle fake news e delle teorie di cospirazione.
Ma se pensiamo che il capitolo si sia finalmente chiuso ci sbagliamo: le sfide cominciano proprio ora. Ad esempio, il 28% degli adulti americani ritiene che attraverso i vaccini contro il Covid-19 saranno impiantati microchip nelle persone. Questa e altre convinzioni fuorvianti devono ovviamente essere combattute con una guerra alle fonti di fake news che coinvolga Governi, organi sovranazionali e ovviamente le piattaforme digitali dove queste notizie circolano principalmente.
Infatti i canali social media continueranno ad affrontare attivamente la questione delle notizie false attraverso mezzi come il labeling che Twitter ha lanciato di recente. Ma non sarà facile, infatti la sfida consisterà nell'assicurare l’equilibrio tra trasparenza, comunicazione aperta e gestione del problema.
Gli utenti, che poi sarebbero anche i consumatori, saranno pertanto alla ricerca di fonti d'informazione affidabili per tutto il 2021 e oltre; la sfida dei brand è quella di diventare un punto di riferimento percepito come tale. Attenzione non parliamo solametne di Covid: l'atteggiamento di cercare fonti autorevoli travalicherà i confini degli argomenti trasformandosi in un vero e proprio approccio. D'altronde per il 66% degli utenti la trasparenza del brand è una delle qualità più attraenti di un marchio. Ecco allora come dovrebbero comportarsi le aziende sui social network:
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